L’ansia fa parte della nostra vita, l’ansia è attivazione psicofisiologica! Essa in molte circostanze della nostra vita essa è adattiva, funzionale al fronteggiamento di situazioni, al raggiungimento di obiettivi, alla previsione di minacce, poiché attivarsi mentalmente e fisicamente significa mobilitare risorse verso una meta. Pertanto, l’ansia è funzionale quando non raggiunge livelli eccessivi e si configura come attivazione psicofisiologica ottimale! Tuttavia, l’ansia può diventare patologica o disfunzionale quando eccessiva rispetto alle capacità di gestione o contenimento personali, generando sintomi che causano disagio.
L’ansia si distingue in:
- ANSIA DI TRATTO: tendenza individuale a rispondere a una varietà di situazioni con più o meno ansia.
- ANSIA DI STATO: livello individuale di ansia in un momento specifico.
L’ansia di tratto e di stato si manifestano entrambe lungo un continuum (normale ⇔ patologico). L’ansia viene definita patologica quando si manifesta in contesti non appropriati e con intensità eccessiva (irrazionale) nel continuum tra i due poli di ansia moderata ed estrema.
L’ansia patologica è una risposta di allarme, un indicatore di disagio che offre all’individuo l’opportunità di modificare qualcosa di sé in termini di cambiamento positivo. Il nostro corpo è perfetto perciò ci invia dei segnali e l’ansia è un segnale, un “campanello di allarme” che riconduce a qualcosa sul piano psicologico (cognitivo ed emotivo) o esistenziale (bisogni, mete di realizzazione) che la persona è chiamata a riconsiderare. Essa ha dunque una funzione positiva, offre alla persona l’opportunità di modificare se stessa e il percorso della propria vita in linea con ciò che desidera per se stessa. Per tale ragione diviene necessario, con l’aiuto di uno psicologo o di un terapeuta, Individuare l’area esistenziale di maggior disagio, quella connessa ai bisogni fondamentali e alle credenze profonde della persona da cui origina l’ansia. Qual è il nucleo problematico soggettivo? Cosa la persona desidera raggiungere oppure teme di perdere? E’ fondamentale guidare la persona verso la comprensione dei propri bisogni profondi, delle motivazioni che mobilitano la sua energia psico-fisica per aiutarla ad individuare e intraprendere un percorso di crescita e realizzazione personale.
Molte persone in specifici momenti di vita sperimentano una serie di sintomi psico-fisici che considerati nel loro insieme vengono identificati nell’ansia disturbante o disadattiva. E’ per tale ragione esse iniziano a porsi alcune domande come ad esempio: cos’è l’ansia? L’ansia ha una causa specifica? Parchè io provo più ansia delle altre persone? Quali sono i sintomi dell’ansia? Qual è la terapia per l’ansia o la cura per i sintomi dell’ansia? Tali domande seppur in apparenza banali in realtà presuppongono risposte abbastanza complesse che implicano una conoscenza professionale e un’analisi approfondita della condizione e storia della singola persona da parte di uno psicologo o psicoterapeuta.
IL DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATA (DAG)
Il Disturbo d’Ansia Generalizzata (DAG) si caratterizza per ansia e preoccupazione (attesa apprensiva) eccessive, che si manifestano per la maggior parte dei giorni (per almeno 6 mesi), relativamente a una quantità di eventi o di attività. I principali sintomi del disturbo d’ansia generalizzata sono:
- La difficoltà di controllare la preoccupazione e l’ansia (eccessiva per intensità, durata o frequenza) Irrequietezza (sentirsi tesi, con i nervi a fior di pelle)
- Affaticamento
- Difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria
- Irritabilità
- Tensione muscolare
- Alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, o sonno irrequieto e insoddisfacente)
Quando l’ansia patologica è circoscritta unicamente alle situazioni sociali si parla di Disturbo d’Ansia Sociale (o Fobia Sociale). Esso è caratterizzato da paura o ansia marcate rispetto a una o più situazioni sociali in cui l’individuo è esposto al possibile giudizio degli altri. Tali casi possono riguardare situazioni di interazione sociale (es: conversare, incontrare persone sconosciute), essere osservati (es: mentre si mangia o si beve) ed eseguire una prestazione di fronte ad altri (es: parlare in pubblico). La persona teme di trovarsi in imbarazzo, essere valutata negativamente, essere umiliata o rifiutata, di agire in modo inadeguato manifestando ansia. Le situazioni sociali ansiogene vengono evitate o sopportate con forte disagio. L’ansia come attivazione eccessiva e disfunzionale non è presente solo nei disturbi d’ansia come Il Disturbo d’Ansia Generalizzata (DAG), il Disturbo d’Ansia Sociale, il Disturbo da Attacchi di panico e altri disturbi d’ansia, ma è trasversale ad altre condizioni cliniche come ad esempio la depressione, i disturbi alimentari e il disturbo ossessivo compulsivo (classificato come categoria a se stante nel DSM 5 e non più tra i disturbi d’ansia).
ANSIA E TRATTAMENTO
Possiamo immaginare l’ansia come il contenuto di un vaso e quest’ultimo come la struttura psichica della persona; in certi momenti della vita il vaso trabocca, l’ansia si manifesta e crea sofferenza perché la struttura psichica non è più in grado contenerla. Per tale ragione modificare e flessibilizzare le strutture cognitive (schemi e credenze personali) e alcuni tratti di personalità, rendere le struttura cognitiva e di personalità meno rigida consentendo una migliore gestione e contenimento dell’ansia. E’ importante ricordare che più si tenta di evitare l’ansia e più essa aumenta, non si può rifiutare o evitare l’ansia, essa va tollerata e compresa nella sua funzione di segnale d’allarme! Cosa segnala l’ansia? Quale disagio esistenziale indica? Di cosa ha bisogno la persona? Cosa teme? Cosa non riesce a fare? Le tre regole d’oro:
- L’ANSIA NON UCCIDE
- L’ANSIA PIU’ LA EVITI E PIU’ SI GENERALIZZA
- L’ANSIA PIU’ L’AFFRONTI E PIU’ SCOMPARE
Il trattamento dell’ansia nell’ambito delle psicoterapie cognitivo-comportamentali comporta l’eliminazione o la riduzione del sintomo attraverso l’utilizzo combinato di tecniche comportamentali e cognitive. Le tecniche comportamentali includono ad esempio l’esposizione progressiva alle situazioni ansiogene e le tecniche di rilassamento; mentre quelle cognitive riguardano principalmente la ristrutturazione cognitiva che prevede la valutazione degli schemi cognitivi e delle credenze personali ed una loro modifica in termini di maggiore funzionalità e adattabilità.